Appunti di Spiritualità Francescana 1

Un Natale nello Spirito Francescano

Chiara e Francesco sono legati fra loro dal vincolo indissolubile del loro incommensurabile amore a Cristo, Signore della vita. Il mistero della sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione li ha coinvolti nell’intimo in modo tale da investirli totalmente nello spirito e marcare i loro sentimenti e la loro preghiera. Le corde del loro cuore vibrano al pensiero di Cristo Signore, riproducendo canti di stupore e di lode. L’intera creazione trova accoglienza e canto nell’ampiezza del loro spirito. Il pensiero che il Creatore stesso sia sceso in mezzo agli uomini non in un contesto regale ma nei panni di un bimbo povero, al punto di non avere nemmeno una dimora in cui nascere, tocca profondamente la sensibilità di Chiara e Francesco. Così Francesco a Greggio sogna, realizza e vive la nascita di Betlemme e Chiara in San Damiano, gravemente malata, vede e vive pienamente il suo festoso Natale seguendo, come di presenza, la celebrazione in Santa Maria degli Angeli. Ecco come il nostro spirito, sulle ali dello Spirito Santo, raggiunge luoghi lontani e tocca i cuori degli uomini.

A entrambi Dio ha concesso il grande dono di avere fra le braccia quel Bambino divino che ha cambiato le sorti dell’uomo.

Nostri fratelli nella fede e nella sequela di Cristo, Chiara e Francesco non sono passati dal mondo ma sono presenti nel mondo affinché in noi il loro spirito possa rivivere.

Non c’è angolo nel mondo dove non risuoni il loro canto, non c’è cuore di uomo o di donna che non sogni la loro soavità di vita. Loro ci dicono che è possibile raggiungerla e che è ad un passo da noi. È lì dove il piccolo Gesù in fasce ce la indica. È nella disponibilità del nostro cuore a farsi tenero e mite anche quando tutto vorrebbe irrigidirlo. Dopotutto saranno i nostri passi d’amore l’unica cosa che rimarrà di noi alla fine della nostra stagione terrena.

 

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Il Natale di Chiara e Francesco

Gli inni natalizi, che elevano al cielo canti di gloria, ci introducono nella gioia universale dell’appartenenza a Dio. Con stupore dell’uomo, che si erge sulla propria superbia, Dio si rivela nella piccolezza e nella povertà. Ed è alla povertà che ci chiama. Povertà come libertà da tutto ciò che non è del cielo. Solo con questa leggerezza possiamo consapevolmente e felicemente inneggiare alla gloria dei cieli.

Il Salvatore è nato nei cuori di Chiara e Francesco come un’esplosione di verità che ha segnato in loro la via di una nuova vita. È come se Chiara e Francesco fossero nati due volte: una prima volta nelle loro famiglie di origine e una seconda volta quando la verità di Dio in Cristo è venuta alla luce della loro coscienza. Il Vangelo ha aperto loro gli occhi della fede. Hanno conosciuto Dio e se stessi. Si sono ritrovati nella consapevolezza di ciò che erano e cioè sue creature, elette a figli. Figli di Dio quindi, figli amatissimi, desiderati, sognati, pianti, rincorsi e attesi dall’ineffabile suo amore divino.

L’avere scoperto nell’intimo questa figliolanza ha fatto sì che essi nascessero nuovi ai propri occhi e agli occhi del mondo, nuovi nel proprio intelletto e nel proprio cuore, nuovi in assoluto.

Il canto che sgorgava spontaneo dal cuore di Francesco e Chiara era un canto di esultanza natalizia nuovo ogni giorno dell’anno. Ogni incontro con Gesù segnava infatti il loro Natale.

E, se così è stato per loro, così può essere per ogni uomo e donna in questa terra. Questo è infatti il compiacimento di Dio: che noi Lo riconosciamo come Padre, inneggiamo a Lui con la lode, gli abbiamo fiducia e viviamo sereni e gioiosi, certi della sua protezione. È questo il nostro augurio!