Appunti di Spiritualità Francescana 2

La vita terrena di Gesù di Nazareth è stata dall’inizio un intreccio di dolore e d’amore, in cui il dolore e l’amore non sono mai stati distinti l’uno dall’altro. Nemmeno i chiodi conficcati fra le sue mani immacolate e i suoi piedi sul legno delle croce sono riusciti a separarli; nemmeno il colpo di lancia al suo costato quando ormai era spirato.

Povero fu a Betlemme nostro Signore, povero sulla Croce, dopo aver versato per noi fino all’ultima goccia di sangue, mentre le membra bruciavano di desiderio della nostra salvezza. Cristo ha tracciato la strada. Francesco ha voluto configurarsi a Cristo incarnando il Vangelo e, primo nella storia, ha ricevuto il dono di somigliargli anche nei segni delle stimmate. Francesco e Chiara hanno pregustato già in terra la felicità del Paradiso. Ci hanno dimostrato che vivere in pienezza la vita di credenti è già pegno della gioia futura.

Povertà come Pegno del Bene Supremo

dsntschiara_spiritualitàDio è sommo bene. Chi è con Lui non può che ricevere abbondanza di bene. Ora, chiunque acquista un bene di grande valore, non bada a spese. Così noi, seguendo Cristo e il suo insegnamento, non possiamo guardare al centesimo che lasciamo, poiché stiamo acquistando una ricchezza inestimabile.

Ma c’è di più da considerare: Cristo stesso viene incontro a chi si libera dei pesi propri per seguirlo. Dio, infatti, non può essere superato in nulla, ancor meno in generosità. Così è Cristo stesso con il suo amore a portare per noi il maggior peso della nostra vita terrena. Sicché Cristo prima ci invita, poi ci seduce nell’intimo e infine ci porta a realizzare pienamente ciò che siamo.

E l’uomo si realizza pienamente solo nella ricchezza del suo spirito, che è il centro della sua vita e la sede della sua immortalità. Le esigenze dello spirito riguardano i beni eterni. La morte e la Risurrezione di Cristo ci mettono di fronte un’evidenza: bisogna che muoia l’uomo vecchio con tutti i suoi attaccamenti alle ricchezze terrene, affinché risorga l’uomo nuovo liberato da tutto ciò che è destinato a morire. Così Francesco si innamorò di Madonna povertà, che lo pose in seno a Cristo. E Chiara scriveva ad Agnese di Boemia: “Oh povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne.”

(Lettera I), inneggiando ai grandi benefici che dalla povertà derivano, tutti legati alla piena realizzazione di figli di Dio. Francesco fu tanto rigoroso nella povertà spirituale e materiale che lo legava amorevolmente a Cristo che, dopo essersi spogliato di tutto, pure dei meriti che avrebbero voluto attribuirgli, volle essere consegnato, alla fine della vita, nudo alla nuda terra.

Francesco e Chiara furono talmente radicali nella povertà da essere davvero figure pasquali. Creature realmente risorte in Cristo a vita nuova. Essi spianarono il campo all’azione divina nella loro vita e nella storia. E la storia stessa ha attribuito loro il merito di aver dimostrato agli uomini e alle donne di ogni tempo che la via indicata da Cristo rende ricchi e felici.

Se qualcuno mai dimenticasse l’essenzialità, la verità e l’efficacia dell’insegnamento del Vangelo, Chiara e Francesco lo rendono così felicemente praticabile da rinfrescarne a tutti, piccoli e grandi,il fascino e l’efficacia.

La Risurrezione, l’Amore che Vince

La risurrezione, quindi passa dalla Croce. Allo stesso modo la vittoria giunge dopo il combattimento. La vita terrena è una lotta, è vero, ma non da compiere da soli. Cristo è il nostro Condottiero. Con lui vinceremo. Ma, se per vincere bisogna combattere, è pur vero che per combattere bisogna avere uno scopo ed essere bene determinati. Lo scopo è l’amore divino conosciuto in Cristo, la determinazione è data dalla fede e la fede si fonda in Cristo Risorto. Ci ricorda l’apostolo Paolo che “Se Cristo non è risorto, è vene la nostra fede.” (1Cor. 15-17) Una lotta nella luce, quindi, e nel calore della paternità divina, una lotta determinata contro tutto cio’ che in noi e fuori di noi vuole ostacolare l’intelligenza e la sapienza dell’amore.  Apriamoci in questo mistero che Dio nella sua bontà infinita con l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di suo Figlio ha schiuso ai nostri occhi. Solo l’amore coltivato alla divina Presenza puo’ dissolvere le ragioni seducenti della divisione e della disarmonia, che tanto tristemente portano all’isolamento.

Chiara e Francesco, grandi educatori e testimoni di fraternità gioiosa e universale, ci insegnano che è sempre Pasqua in chi festeggia nel proprio cuore l’accoglienza dell’amore divino che tutto spiana, tutto risolve, tutto abbraccia, tutto eleva.

Con loro ci uniamo nell’augurio che ovunque ci sia ocurità, confusione o smarrimento, trionfi la luce di Cristo Risorto per la nsotra salvezza, affinchè anche noi risorgiamo in Lui.